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Giornale di Boves, marzo 2010  Marzo 2010   Torna alle categorie

Sergio Dalmasso: i miei cinque anni torinesi

Sergio Dalmasso: i miei cinque anni torinesi

 

In questi ultimi anni abbiamo sentito più volte Sergio Dalmasso, per farci ragguagliare sulla attività sua e del Consiglio regionale in cui è stato eletto nel 2005, come componente del “listino” di Mercedes Bresso, il gruppo di Consiglieri che vanno, come “premio di maggioranza”, al Presidente.

Ora, verso la fine del suo mandato, ci sembra d’uopo chiedergli un bilancio definitivo, quanto fatto e quanto non riuscito a realizzare (almeno ancora) in questo lustro, oltre che indagare un po’ sulle prospettive, generali e sue personali...

Contrariamente al passato non lo si riesce ad incontrare fisicamente, preso come è tra le riunioni, la preparazione di liste, i primi fuochi della campagna elettorale (le urne si aprono a fine marzo)... Ci dobbiamo accontentare di telefonate e scambio di “e-mail”.

Sergio Dalmasso, professore, classe 1948, unico, ovviamente, Consigliere regionale bovesano dello scorso quinquennio, ci dica, quali sono le soddisfazioni maggiori colte da lei e dalla sua formazione politica in questo quinquennio torinese?

 

Perché mi dai del lei? Per la carica o per l’età? Intanto non dare troppa importanza ai miei impegni. Semplicemente siamo alle ultime sedute di consiglio, abbiamo qualche riunione serale e sto completando l’ultimo mio giro nelle carceri.

Soddisfazione maggiore è quella di avere avuto una carica importante dopo altre minori, di avere avuto riconoscimento di correttezza ed onestà anche da avversari politici. Per i risultati, questi sono stati anni difficilissimi per Rifondazione: lo scacco al governo, le scissioni, le sconfitte elettorali. Siamo fieri del nostro assessorato alla sanità, del piano sanitario, dell’abolizione dei tickets, dei contributi a cassintegrati, lavoratori a basso reddito, fondi per gli affitti, della legge sul tema dell’amianto, dell’impegno su casa, urbanistica, temi ambientali, scuola. Anche delle nostre proposte per moralizzare la vita politica (dimezzamento della liquidazione, nuova legge elettorale, con massimo di due mandati)

 

Cosa si è tentato senza riuscire a realizzare (ancora, almeno)?

 

Ho il rimpianto per tante leggi presentate e mai discusse: le tre sull’handicap, quella sulla migrazione, quindi contro il mobbing, il piano urbanistico, su molti temi ambientali. Qualche cosa di più si sarebbe potuto fare sulle politiche giovanili, ma soprattutto sul trasporto pubblico (treni) che vedono una situazione difficilissima per tanti pendolari. Su lavoro e occupazione abbiamo lavorato molto, ma la gravità della crisi richiederebbe risposte e scelte molto maggiori e più nette.

 

Quali sono le problematiche che lei ha più direttamente seguito?

 

Ho partecipato a quattro commissioni e al Consiglio. Sono stato assente solamente per un periodo di malattia. Ho seguito i temi della scuola (più mezzi e diversa qualità per il pubblico), della cultura (maggiore attenzione ad una cultura diffusa e non solamente a enti e teatri prestigiosi), lo scandalo del Grinzane Cavour (chi avrebbe dovuto controllare?), del lavoro e del precariato (crisi, chiusura di fabbriche, cassa integrazione, licenziamenti), il trasporto pubblico (fondi per le linee pendolari e minori e non solamente per la TAV), temi ambientali. Ovviamente, ho sempre partecipato all’attività di partito, a livello provinciale, regionale e, ultimamente, anche nazionale.

 

Per quali questioni cuneesi (e bovesane) le pare vi sia stato più interesse regionale e quali sono state un po’ ignorate?

Non sono stati risolti gravi problemi infrastrutturali: elettrificazione della Cuneo- Ventimiglia, raddoppio della Fossano- Cuneo, peggioramento delle linee e delle condizioni di viaggio, gravi carenze nell’albese. L’autostrada per Asti è in alto mare (era promessa per il 1995, poi per il 2000, poi per le Olimpiadi), il colle della Maddalena si chiude quando nevica, il valico del Tenda rispetterà i tempi? Forte l’interesse per l’occupazione, ma la crisi in atto ha colpito in modo drammatico: il settore tessile, il vetro, il metalmeccanico, il precariato giovanile. L’isola felice non m i sembra molto felice.

Boves: abbiamo messo una pezza alla questione della cittadella, contenuto la cementificazione dei canali (discutibile). La circonvallazione di Fontanelle è tema ancora aperto. Mi avrebbe fatto piacere che la Sovrintendenza valutasse il restauro della chiesetta di S. Francesco e del lunotto di via Roma. Speriamo

 

Conoscendola, vi è stato suo impegno per attività culturali in Granda e a Boves?

 

A Boves ho seguito la Scuola di pace, alcune iniziative (il jazz) dell’assessorato, un poco le associazioni. Con altri sto cercando di riproporre un maggiore dibattito politico- culturale. In provincia oltre alla scuola, ho seguito associazioni, gruppi “Marcovaldo” ha grandi meriti, ma mi pare che dovrebbe essere dato più spazio a tante attività locali, dal basso. Bisogna incrementare un circuito di film di qualità, di associazioni teatrali, di circoli culturali e spazi giovanili. Su questo mi sono impegnato, ma occorre fare di più.

 

Vi sono garanzie per il futuro della “ex Cittadella della letteratura per ragazzi”? Ritiene la gestione, in chiave musicale, di questa associazione di Venasca possa funzionare

Ritengo che l’operazione sia stata sbagliata fin dall’inizio, perché si è creduto a chi diceva che il comune avrebbe ricevuto una grande struttura, senza spendere una lira. Potrei fare ironia sul “lancio dell’opera”, a Cuneo in Municipio, circa dieci anni fa.

Il problema non è solamente: che cosa ci mettiamo dentro? (perché non un museo della Resistenza con i quadri di Adriana Filippi, videoper i tanti visitatori che Boves ha?), ma quali costi la struttura avrà per il comune.

 

“Rifondazione comunista” si presenterà, quindi, ancora ad appoggiare, “tatticamente”, Mercedes Bresso, senza condividerne tutto il programma, senza chiedere posti in Giunta successivi (in sostanza verrà sostituita dalla UDC), senza promettere sostegno su varie questioni? Non temete che questa scelta lasci perplessi vari elettori?

 

La scelta del Partito democratico è quella di un accordo organico con l’UDC di Teresio Delfino. Il che non significa solo Delfino presidente, ma scelte privatistiche su scuola, sanità, trasporti in ogni caso, uno spostamento in direzione moderata.

Noi abbiamo stretto con Bresso un patto tecnico- elettorale. Un accordo per impedire la vittoria delle destre di Cota, ma non un accordo sui programmi. La nostra lista, con falce e martello sarà sulla scheda nello schieramento contro le destre, ma non avremo assessori, presidenze Credo sia una scelta onesta e lineare per battere le destre e mantenere in consiglio voci libere.

 

Lei, personalmente, si ricandiderà?

 

Perché continui a darmi del lei? Sono rattristato dall’accordo con l’UDC, da questa politica basata su slogan, facce appese ai muri, milioni di euro buttati, da un dibattito ridotto a insulti. Ho chiesto di non essere candidato, ma “i nostri” mi hanno chiesto di farlo, come consigliere in carica.

 

Che impressione ha avuto in questi anni della Presidentessa regionale e del suo principale avversario, il giovane leghista Roberto Cota?

 

Non conosco Cota se non dalle dichiarazioni televisive. Bresso ha grandi capacità politiche ed amministrative. Le rimprovero il difetto della politica di oggi: quello della personalizzazione e della spinta al presidenzialismo.

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Vi era nutrito gruppo cuneese in Regione (quattro Consiglieri, con Mino Taricco anche Assessore), alcuni non verranno, sicuramente, rieletti... Con loro come ha collaborato? Su certe questioni, specie quelle riguardanti il Cuneese, vi è stata convergenza?

 

Faccio parte di un partito piccolo che ha pochi riferimenti locali (sindaci) rispetto ai grandi. Il Partito democratico ha un assesore e tre consiglieri. Buona la collaborazione su temi locali. Lo scorso anno Taricco ha rifiutato la nostra alleanza alle provinciali. Da settembre ogni consigliere svolge di fatto una campagna elettorale personale.

 

La Provincia di Cuneo continua a votare a centrodestra... Vi è stato dialogo con gli eletti nella “Granda” dello “schieramento avverso” (tra di loro William Casoni, ex Vicepresidente regionale)?  

 

La destra ha scelto una opposizione netta, contrattando su bilanci e leggi. Per quanto riguarda me, non vi è stata collaborazione se non su singole questioni provinciali.

 

Con la scissione (storico vizio della sua parte politica) seguita alla dura sconfitta elettorale alle elezioni politiche del 2008 opera, anche in Provincia, altro soggetto politico dichiaratamente “di sinistra”, che fa riferimento al Presidente regionale pugliese Niki Vendola, il quale pare avere canale di dialogo ben più diretto con il Partito Democratico... Come vede le prospettive di “Rifondazione Comunista”, che poche occasioni ha avuto, ci pare, esclusa dal Parlamento, ultimamente, per “apparire”, rendere nota la sua esistenza? Ritiene possibile, e in che modi e termini, un “recupero” di voti?

 

La scissione di Vendola è stata una scelta grave: la sua ipotesi era di cancellare qualunque presenza comunista all’interno di una sinistra generica (l’Arcobaleno). Noi, nonostante il lavoro, siamo poco visibili perché cancellati da TV e giornali. Questo pesa molto. E’ grave che noi abbiamo appoggiato Vendola in Puglia contro la presunzione di D’Alema, ma Sinistra e libertà abbia accettao la nostra esclusione in Lombardia, Piemonte e altri casi, che in Campania si sia accodata al candidato scelto dal PDAltro che unità della sinistra. D’altronde lo scorso anno, a Cuneo, ha accettato che Taricco ci prendesse a sberle (o a calci in culo, fate voi).

 

L’abbiamo vista, recentemente, presentare al Borelli di Boves l’attività del CIPEC, una nota associazione culturale nella quale milita da tempo, di cui è il referente... Crede molto in questa esperienza? Come intende portarla avanti?

 

A Boves, anni fa, esistevano i partiti di sinistra e un circolo culturale, il “Barale” che ha svolto tanta attività. La realtà è peggiorato, ma vorrei provare a riproporre un po’ di dibattito, di discussione. A partire dai rischi per il lavoro, l’ambiente e la democrazia. Tentiamo.

 

Come vede l’evoluzione della scuola italiana? Ancora lungi la pensione nella sua attività professionale ed in quella politica?

 

Esiste la volontà di cancellare qualunque idea di scuola pubblica, laica, democratica che offra a tutti/e un sapere critico e aperto. I tagli di Gelmini e Tremonti e l’assassinio dei precari vanno in questa direzione.

Io potrei essere in pensione da anni, ma non mi è sembrato onesto sommare allo stipendione da consigliere (di cui verso parte consistente) la pensione da insegnate. Penso di tornare a scuola tra pochi mesi, riprendere il mio corso per lavoratori. Dopo cinque anni di ruggine, sarò ancora capace?

Adriano Toselli

 

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